lunedì 1 luglio 2013

Il cinefilo pendolare (3) - I racconti di re Jerry e altre premonizioni

Primi problemi pendolari. Il combinato disposto di un breve ritardo per trovare parcheggio a Faenza, la fila perché essendo il primo luglio si rinnovano gli abbonamenti, una domanda superflua fatta al bigliettaio, provoca l'allontanamento del treno mentre sono ancora alla base delle scale. Peraltro era un treno in ritardo.
Così è saltato il primo programma e forse è una fortuna visto che ignoro le condizioni del mio fisico dopo due programmi consecutivi di muti di cento anni fa. Quindi si legge il catalogo aspettando alle 11 la visione del Caserini restaurato del 1913.

Sala Mastroianni, "Ma l'amor mio non muore" (Mario Caserini, 1913, 80')
Quello che era probabilmente l'evento del giorno ha largamente deluso. La prima della versione restaurata del film che proprio cento anni fa lanciò anche in Italia la figura della diva, iniziando con l'attrice teatrale Lyda Borelli, ha accontentato probabilmente solo i fans dei restauri. Sarà l'immagine troppo pulita che alza il livello della aspettativa per il film, sarà l'accompagnamento musicale di solo piano scelto (mentre nel dvd appena uscito ve ne sono altri due, di pezzi operistici e più orchestrali, che probabilmente supportano meglio le scelte registiche), ma la visione risulta tediosissima a iniziare dal WTF iniziale degno del peggior Lindelof: i due generali dopo aver concordato in una stanza i piani di battaglia lasciano tutto su una carpetta sul tavolo andandosene con la protagonista e lasciando sola la spia, libera di sottrarre i documenti.
La stessa Lewinski, curatrice di tutti i programmi di cento anni fa consiglia una plurivisione ma sarà difficile cambiare opinione su questa, peraltro stilisticamente impeccabile, opera lirica senza canzoni.

Sala Scorsese, "Bonjour, Mr. Lewis - episodio 1" (Robert Benayoun, 1982, 55') con introduzione di Pierre Kalfoun.
Il documentario televisivo in sei parti sulla multiforme carriera artistica di Jerry Lewis è stato introdotto da una torrenziale dissertazione del produttore del film, il francese Pierre Kalfoun, che si è concentrato su come Lewis è stato convinto a mettere a disposizione il suo enorme archivio personale e sulle sue qualità umane, spesso impensabili vedendolo recitare.
Il primo episodio cerca di introdurre la figura dell'attore regista attraverso interviste a colleghi (in questa puntata Mel Brooks, John Landis, Martin Scorsese, Martin Feldman e Steven Spielberg), uno schetch con Dean Martin che ripercorre il loro primo incontro e backstage tratti dal film girato con Scorsese e dell'ultimo film come regista. Zavorrato dall'incedere televisivo non fa altro che accrescere l'appetito per gli episodi successivi e lascia due sollecitazioni.
Dai titoli di coda il docu risulta coprodotto da Rai2 (c'è anche chi giurava di averlo visto in gioventù mentre si attendeva fuori la proiezione di Caserini, e affermava che a Bologna sarebbe circolato il famoso film di Lewis clown in un lager che non volle distribuire) e forse negli archivi RAI c'è una copia meno usurata dal tempo.
Questa scelta della cineteca potrebbe preludere al restauro dell'archivio Lewis visto che Kalfoun ha rivelato che ora gli archivi sono interamente di proprietà dell'indimenticato Picchiatello?

Sala Scorsese, conferenza "Alla ricerca di Allan Dwan" con Kevin Brownlow
Brownlow non è stato efficace come altre volte ma in un tempo contenuto (probabilmente gli è stato chiesto di recuperare lo sforamento del dossier Lewis e ha parlato un po' accellerato mettendo in difficoltà i traduttori) è riuscito a lasciarci i caratteri fondamentali del regista Dwan, una sorta di Donen del muto che aveva Fairbanks come attore feticcio e poi diresse anche gli ultimi film muti di Gloria Swanson. Abile orchestratore di scene di massa, ebbe una rapida parabola discendente col sonoro. Era un'autore? Brownlow non ha affrontato l'argomento ma vien voglia di pensare il contrario e catalogarlo ottimo kestierante.
Sala Scorsese, "...À Valparaíso" (Joris Ivens, 1963, 27') e "La sixième face du Pentagone" (Chris Marker, Francois Reichenbach, 1968, 25')
Due brevi documentari con lo zampino di Chris Marker (quello di "La Jetèe") della cui rassegna ancora nulla so. Sembrano metadonici materiali RAI hanni '70 ma non mancano i guizzi, a cominciare dai temi: la strana città cilena con la favelas in cima e il colore che all'improvviso prende il posto del bianco e nero e il tentativo, quasi in presa diretta di una protesta universitaria di assalire il Pentagono nel fatidico '68. Mi resterà la ragazza che lancia un fiore ai poliziotti statuntensi e li sfida a raccoglierlo e i manganelli legnosi con cui vengono fatte sanguinare le teste di chi ha osato invadere la massima istituzione militare del mondo.

Sala Scorsese, "La peste bianca" (Hugo Haas, 1937, 108')
Ancora anticipazioni della Seconda Guerra Mondiale, questa volta a livello di precog. In un imprecisato stato europeo governato da un maresciallo mentre si prepara la guerra contro un piccolo vicino scoppia una epidemia detta "la peste bianca" (il film è del 1937, il libro di Camus del 1947) che colpisce le persone tra 45 e 55 anni prima con una macchia bianca poi con la consumazione del corpo.  Non c'è cura, tanto che il massimo luminare del paese prescrive prima una pomata contro la puzza e poi droga per perdere i sensi. Uno strano medico greco, Galeno, ha però la cura e la usa, dopo diatribe coi medici più importanti solo per curare i poveri. Quando il morbo colpisce il barone Krog, magnate degli armamenti offre la cura in cambio della proclamazione della pace. Krog preferisce suicidarsi dopo essere stato divorato dai dubbi. Il maresciallo dittatore, scoperta la propria malattia appena scatenato il conflitto, invece proclama la pace immediata ma Galeno viene linciato dalla folla perché pacifista mentre gli porta la cura.
Il film si conclude con le parole di pace del dittatore diffuse da uno dei campi dove vengono rinchiusi i malati senza speranza.
Sorprendente apologo nerissimo di matrice cecoslovacca che dona una nota di irrequietezza alla fine di questa giornata.

Tornando a casa una lieta sorpresa: alle 21.16 un nuovo treno fresco di officina neanche segnato nei nuovi orari. Misteri delle Ferrovie.
Spese del giorno: 28,80 € abbonamento settimanale; 11,78 € pranzo + cena.

Nessun commento:

Posta un commento